Simone Alliva / 17-06-2020
Questo libro nasce da un bisogno.
Da anni collaboro con diversi giornali scrivendo di politica e diritti civili e con ogni articolo, inchiesta, reportage ho fotografato un tempo, un’istante, un momento. Dalla cornice di quell’articolo però restava fuori tutto il resto. Spesso vite, occhi, persone che chiedevano una cosa sola: ascolto.
Sono piccoli frammenti che non si possono vedere negli articoli, nelle inchieste, nei reportage e che rimangono quasi sempre nella penna di chi le scrive: perché i tempi giornalistici sono spesso serrati e chiedono un pezzo scritto di fretta.
Perché spesso quell’articolo deve riguardare solo una parte del tutto. Perché lo spazio è limitato e quindi sei costretto a limare moltissimo. E diventa talmente grande la parte non scritta che rimane lì sospesa, innominata in attesa che qualcuno la raccolga.
Portarla alla luce è stata la richiesta più importante che sentivo di dover realizzare durante un viaggio che mi ha portato in giro in tutta l’Italia. Una sfida ma soprattutto una promessa a tutte quelle persone che ho raccontato negli ultimi anni.
Questo libro parla di un argomento che non è molto in voga nel nostro Paese: parla di un conflitto. Il conflitto tra due mondi. Illumina lo sguardo di aggrediti e aggressori. Regola la sintonia delle loro voci. Ci siamo riempiti per anni di numeri e poi di analisi.
Soprattutto, per anni, ci siamo affiancati a slogan ideologici che non facevano altro che semplificare la complessità della realtà. Scrivendolo ho bandito le ideologie, non perché non servano, ma perché ottundono la potenza del sentire e quindi impediscono di capire, ascoltare, vedere.
Questo libro è la cronaca di una guerra invisibile che da decenni si consuma dentro le mura di casa, nelle scuole, negli ospedali, nelle strade. Porta dietro di sé, insieme alle vite frantumate di una comunità che sempre si salva da sola, lo sgretolamento della democrazia di un Paese.
Racconta una battaglia e cerca di ritrovare chi, quando e dove è stata accesa la miccia. E vuole provare qualcosa: l’omolesbotransfobia non è un’emergenza. È un sentimento che abita la sotto la pelle delle persone. È cultura diffusa, radicata e amorevolmente gestita.
Questo libro non vuol essere niente di più di ciò che è: un’inchiesta giornalistica. Una finestra e uno specchio. Sulla vita delle persone Lgbt, su quello che è diventato il Paese che ha dichiarato silenziosamente la caccia a fratelli e sorelle, figli e figlie. Insulti, aggressioni, morti sono solo una scia e illuminano una grande domanda: perché?
2 replies on “Aggrediti e aggressori: Caccia all’omo”