Una fiera natura maschile imprigionata in un corpo femminile: questo fu innanzitutto Marguerite Radclyffe Hall, scrittrice inglese nata a Bournemounth (Hampshire) nel 1886 e morta a Londra nel 1943, all’età di cinquantasette anni. Figura inquieta, ma coraggiosa e determinata, Radclyffe Hall ha saputo ritagliarsi un ruolo di tutto rispetto nella letteratura inglese del primo Novecento, sfidando le convenzioni di quella stessa società che pochi anni addietro aveva gettato nel fango Oscar Wilde, una società timorata e timorosa che continuava a perseguitare con le parole e con le azioni tutte quelle esistenze non allineate. A soli ventun anni “John”, questo uno dei suoi pseudonimi, entra in possesso di una cospicua eredità, comincia a viaggiare per il mondo (bardata perlopiù in eleganti abiti maschili) e pubblica a sue spese le prime raccolte di poesie. Nel 1907 si lega sentimentalmente alla cantante Mabel Veronica Label, ma il grande amore della sua vita sarà la scultrice Una Vincenzo (o Lady Troubridge, nota anche per aver tradotto in inglese l’opera di Colette). La coppia soggiornò a più riprese in Italia, nel 1937 si stabilì a Firenze, ma poco prima dell’inizio della guerra fece rientro in Inghilterra; una relazione alla luce del sole, vissuta coraggiosamente, modello d’ispirazione per tante altre coppie clandestine. Il nome di Radclyffe Hall è legato soprattutto al romanzo Il pozzo della solitudine, da molti salutato come il primo romanzo dichiaratamente lesbico della storia; edito nel 1928, tra lo scandalo e la disapprovazione pressoché generali, costò alla sua autrice un umiliante processo per oscenità (in sua difesa si mobilitarono, tra gli altri, Virginia Woolf, E. M. Forster e G. Bernard Shaw).
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Titolo: La sesta beatitudine
Autrice: Radclyffe Hall
Collana: Fandango Libri
Pagine: 208
Traduzione: Claudio Marrucci
Isbn: 9788860444837