Vanity Fair – Yvan Sagnet: «Lavorare nei ghetti è come vivere nei campi di concentramento»

Un incendio nel “Gran Ghetto” di Rignano Garganico, due migranti morti all’interno di una delle più grandi baraccopoli d’Italia, dove a comandare è il caporalato. Ne abbiamo parlato con Yvan Sagnet, tra i primi a guidare le rivolte dei braccianti nelle campagne pugliesi

«Lavorare nei ghetti è come vivere nei campi di concentramento», a parlare è Yvan Sagnet, 31 anni, camerunense, primo migrante a guidare le proteste dei braccianti nelle campagne pugliesi. In mezzo a quei campi lui ci era arrivato per pagarsi le tasse universitarie e dopo aver visto le condizioni di lavoro ha deciso di denunciare. Per questo è stato minacciato, ha rischiato la vita, è anche grazie a lui se oggi l’Italia ha una legge che condanna il caporalato. «È vergognoso che due ragazzi perdano la vita in questo modo», commenta Sagnet, a poche ore di distanza dall’incendio che ha distrutto il “Gran Ghetto” di Rignano Garganico e ucciso due giovani migranti originari del Mali.

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Titolo: Ghetto Italia. I braccianti stranieri tra caporalato e sfruttamento
Autori: Yvan Sagnet e Leonardo Palmisano
Collana: Documenti
Pagine: 240
ISBN: 9788860444820

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