Leonardo Palmisano / 26-07-2019
In “Nessuno uccide la morte”, il bandito Carlo Mazzacani è alle prese con la singolare scomparsa del suo amico Elia Colucci, il camorrista che difende la città di Taranto dalla Ndrangheta.
Mazzacani attraversa i suoi luoghi, arrivando a scoprire fatti impensabili, in una Puglia oscura e impenetrabile: quella Valle d’Itria dove i giovani di una comunità hippy, capeggiati da un’anziana matriarca, vendono alcool di contrabbando contravvenendo alle regole della Sacra Corona Unita.
Ed è proprio la morte di uno di questi giovani, Matteo Maltempo, innamorato di Elia Colucci, che spinge Mazzacani a muoversi come solo lui sa fare. Affondando il piede sull’acceleratore della Porsche, impugnando di frequente la Colt e svicolando dalle richieste insistenti della procuratrice capo Teresa Buonamica.
A fargli compagnia, come sempre, il gigantesco Luigi Mascione. Insieme, il duo della Banda dei Santi riuscirà a risolvere anche questo caso, con un susseguirsi di fughe e di colpi di scena, gettando una luce piena sui misfatti di una terra mafiosa e insanguinata.
Il tema di questo romanzo è l’amicizia, un sentimento che piomba nella vita del bandito quando pensa di aver ritrovato l’amore nella sua giovane compagna Isabella Uda.
L’azione, il movimento e l’urgenza di cercare Colucci danno al bandito il pretesto per mettere ancora una volta la sua acuta intelligenza criminale al servizio di una morale superiore.
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