Titti Pentangelo / 4-10-2019
“Certo che voglio tutto; come un uomo, in un mondo di uomini, voglio sfidare la legge. Voglio ottenere più di quanto mi era stato promesso in partenza. Non voglio che mi zittiscano. Non voglio che mi spieghino quello che posso fare.”
Se le donne sono tutte docili e graziose, allora Virginie Despentes non è per niente una di loro.
Della sua bellezza non le è mai importato, anzi si è sempre vista brutta e poco desiderabile. Lei, però, di desideri ne ha sempre avuti tanti e non le andava proprio di metterli da parte per vivere all’ombra di qualcuno. E se questo significava andare contro il suo stesso sesso pazienza: lei più a Kate Moss somiglia a King Kong.
Da qui il titolo del suo saggio, “King Kong Theory”, ripubblicato in Italia dopo tredici anni dall’uscita da Fandango Editore, con la nuova traduzione di Maurizia Balmelli.
Un testo forte, che scardina molte convenzioni sociali. Un urlo arrabbiato e potente in cui nessuno viene risparmiato, né donne né uomini.
Virginie non inventa nulla, racconta soltanto la sua vita. Quella di una ragazzina che voleva scoprire il mondo, di una donna che, seppur ferita, non ha mai accettato le regole che volevano imporle. Per lei l’immagine della “donna bianca, seducente ma non troia, snella ma non maniaca delle diete, buona padrona di casa ma non la classica sguattera, ambiziosa ma con dei limiti” che tentano di venderci in tutti i modi è pura invenzione. Una facile trovata della società capitalista per far sentire le donne sempre in difetto. Un modo per imporre la loro idea di femminilità.
“Femminilità”..che parola strabusata. Tante volte Virginie si è sentita dire di non essere abbastanza femminile, di avere così tanta rabbia proprio per via della sua ostinazione ad essere diversa. Allora, ha provato ad “addomesticarsi”, a trattenere l’aggressività, ad essere docile e mansueta. Ma sempre con scarsi risultati.
Chi decide che cosa significa essere donna? E perché se non corrispondi a certi standard sei automaticamente tagliata fuori?
Virginie non ci sta e, allora, si fa fuori da sola. Via da qualsiasi limite e costrizione. Stop a generi e etichette. Lei è come King Kong, un essere neutro e senza sesso. Potenza pura.
Come il suo saggio, crudo e autobiografico. Lo stupro, l’esperienza della prostituzione, il modo in cui la società si relaziona con il porno: Virginie tocca tutti i temi più controversi. In questi casi, secondo lei, un’unica costante: la sottomissione delle donne al dominio dell’uomo.
Perché quelle rare volte in cui si è sentita donna è stato proprio quando era più debole. E, allora, se veramente si vogliono cambiare le cose c’è bisogno di tanto coraggio: “Il femminismo è una rivoluzione, un’avventura collettiva per le donne, per gli uomini e per gli altri. Una visione del mondo, una scelta. Non si tratta di opporre i piccoli vantaggi delle donne alle piccole conquiste degli uomini, ma di far saltare tutto.”
Segui Titti su Instagram.