Erica Mou / 28-04-2020
Cena. Colazione. Pranzo. Merenda. La tovaglia messa e poi tolta. Il tavolo passa da mensa a ufficio per lavori smart, che ogni tanto si incagliano nella tecnologia. Questo tavolo che altre volte è una bisca, una sala operatoria per calzini da rattoppare, un piano di impasto per pietanze antiche che mai avremmo pensato di cucinare. Cena. Colazione. Pranzo. Merenda. Le nostre stagioni quotidiane ruotano tutte attorno a questo tavolo, il nostro asse terrestre, che ogni tanto allontaniamo e avviciniamo al muro, così, tanto per provare. Come è più elegante la natura, di noi. Che al posto del tavolo apparecchia la terra, coi suoi fiori. Corri, se ti affacci al balcone si sente persino l’odore, oggi.
Estate. Autunno. Inverno. Primavera. Lo vedi? Lo vedi come la natura è più grandiosa di noi? Cena. Colazione. Pranzo. Merenda. Proprio non reggiamo il confronto. Mi avevi detto che quest’anno saremmo andati in India, perché tra pochi giorni compio trent’anni e tu dici che in India bisogna andarci prima di mettere su famiglia, quando si è ancora spericolati e non ci fa paura niente. Di indiana, amore mio, ci è rimasta solo la fila al supermercato. E l’altro giorno, mentre pregavo di trovare il lievito, ci ho pensato e mi è venuto da ridere.
Per fortuna ci sei tu, in questa casa con me.
Ti ho visto sdraiato sul divano con un libro in mano e ho pensato che forse possiamo ritrovare noi stessi anche qua, in questi quattro pasti, in questi quattro angoli di stanza. Forse la nostra India sta in questo appartamento. L’atro giorno mi sono ricordata che ho le gambe, mi succede ogni tanto quando sono un po’ triste di dimenticarmi di avere le gambe, soprattutto quando non esco, soprattutto quando fa un po’ freddo. In casa è entrata un’ondata di sole e mi sono ricordata che ho le gambe, mi sono messa la gonna e me le sono guardate per un tempo che non saprei dirti ma è stato parecchio. Cena. Colazione. Pranzo. Merenda. Tutto il resto si è asciugato ed è rimasto solo questo.
L’essenziale. I piccoli traguardi di sopravvivenza da superare, cicli senza evoluzione. Così mi pare ma poi ci ripenso. E in mezzo ai pasti vedo che ci sta tutto il mondo, mia nonna che videochiama per dire che sta bene, le mie gambe per ballare sul tappeto, duecentoventuno pagine che proteggo e che fino a poco fa non esistevano e mi commuovono, ci stanno le tue felpe e la mia voce, le brutte notizie ma anche qualcuna buona, l’applauso che alle 20.00 facciamo dal balcone ai vicini di casa, l’Italia, la Francia, la nostra India a domicilio.
Ci sta il fatto che tutto questo passerà, ma finché non passa noi in letargo non ci andremo mai, no no. Vedi che forse su questo siamo più bravi noi della natura? Per fortuna ci sei tu, in questa casa con me. Applichiamo un po’ di matematica filosofica, allora: quarantena diviso due uguale vento.
Che oggi porta l’odore dei fiori. Estate. Autunno. Inverno. Primavera. Quale sarà la prima cosa che vorrò fare dopo?
Beh, ti prometto che quando si potrà prenotiamo i voli e ci andiamo, in India. Ma prima però facciamo una cosa normale. Ti va se ce ne andiamo al mare?