Redazione / 22-02-2023
Tra i libri del terzo gruppo di titoli presentati alla LXXXVII edizione del Premio, il libro di Iacopo Barison è stato proposto da Giuseppe Catozzella con la seguente motivazione:
“Ci sono romanzi-mondo che sono grandi quanto una famiglia, ovvero infiniti, e questo è il caso di Autofiction di Iacopo Barison.
Ecco quello che cerchiamo di definire quando diciamo «romanzo contemporaneo»: in Autofiction tutto è gioco di specchi, la realtà è ritratta e rifratta fedelissimamente nell’unico caleidoscopio possibile, quello dei sentimenti (delle paure, delle speranze) di Orlando e Sofia, i gemelli trentenni rimasti orfani «troppo presto», e in tutti i personaggi che ruotano loro attorno. C’è un mirabile sguardo esterno.
Ma è sempre un reciproco specchiarsi dei sentimenti dell’uno dentro quelli dell’altro, lo scavo in profondità non può che ripescare la superficie, il passato ingombrantissimo dei genitori registi-cult della Musa divoratrice schiaccia il presente degli eredi (tra l’altro, di una decadente e misteriosa casa di campagna) lasciandoli con l’unica eredità poi davvero, questo sì, onesta: un futuro in cui le promesse di vita di ieri (la possibilità di una strada, addirittura artistica, di un’ambizione anche, possiamo dire di un sogno) sono evaporate nel momento stesso in cui vengono espresse.
Il passato ritorna e naturalmente stravolge tutto, futuro incluso: loro due hanno da sempre avuto un altro fratello di cui niente sapevano? La vita dunque è tutta menzogna? A Orlando e Sofia la generazione del boom lascia questa menzognera eredità, tra le mani solo bolle di sapone: alcune rimbalzano felici al soffio, altre scoppiano via, altre ancora mai sono davvero esistite, le ultime è verso il cielo che incredibilmente – vediamo stanno volando.
Non è un caso che l’unico vero lascito di quella generazione sia un film (mai realizzato) chiamato proprio Autofiction: nelle pagine di Iacopo Barison la realtà è sempre un gioioso rimbalzo della rappresentazione, e altro non può più essere, la letteratura fedelmente entra ed esce dall’unica realtà possibile: quella del mondo interiore, magistralmente ritratto.
Tra le mani a noi che leggiamo resta la loro verità, l’unica: questo romanzo.
Che è di incandescente ambizione, controllo e maturità. Sono pochi, pochissimi, i romanzi italiani che se la battono con quelli che ammiriamo d’Oltreoceano. Autofiction è uno di questi”.