Un’invasione mai esistita – L’isola

Michele Gambino / 9-12-2020

 

Tre anni fa, tra ottobre e novembre, trascorsi più di un mese a Lampedusa. Lavoravo all’inchiesta su un naufragio costato la vita a 366 migranti; la stessa che nel nostro romanzo è condotta dal giornalista Luca Banti.

Quella mattina mi ero preso una pausa dal lavoro, ed ero andato alla spiaggia dei conigli.

A mezzogiorno all’orizzonte apparve un barcone. Quando fu più vicino vidi che a bordo c’erano una ventina di ragazzi. Il barcone si arenò sul fondale sabbioso, e i ragazzi si lanciarono in acqua. Avevano l’aria sfinita ma contenta. Erano arabi. Tunisini, scoprii poco dopo. Clandestini, come li chiamiamo noi.

 

Michele Gambino

 

L’inchiesta per cui era andato a Lampedusa non la scrissi mai. Avevo una verità ma non avevo le prove, a differenza del protagonista del romanzo. Però lasciai l’isola con una suggestione, che nasceva da quel barcone adagiato su una delle spiagge più belle del mondo. Lampedusa dista solo 80 miglia marine dalle coste africane. La Sicilia e l’Italia sono molto più lontane.

Una sera, tornato a Roma, raccontai quella suggestione a Claudio Fava. Così cominciò a prendere forma il nostro romanzo.

Una certa politica alimenta da anni il racconto di una invasione che non è mai esistita nei fatti. Noi ne raccontiamo un’altra, molto più concreta e spaventosa. Sperando, ovviamente, che rimanga un’invenzione.

 

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